Rosanna Rebecchi
Una vita intrecciata con la danza
Quando ripenso alla mia vita, mi sembra di vederla raccontata da una melodia che cresce, rallenta, accelera e riprende forza. Ogni capitolo è stato scandito da un passo di danza, da un palco, da una sala prove, da un’emozione che non ho mai potuto contenere. La danza, per me, non è stata una scelta: è stata una vocazione, una bussola silenziosa che mi ha sempre indicato la strada.
Fin da giovanissima ho capito che il ballo non era un semplice passatempo. La musica non si limitava a farmi muovere: riusciva a trasformare ogni gesto in un racconto, a trasformarmi in qualcuno capace di comunicare senza parole. E così, mentre gli altri sceglievano percorsi più prevedibili, io mi sono affidata al ritmo, ai sacrifici e alla bellezza di questa disciplina.
Dallo studio alla professione
Non è stato un cammino facile. Ogni titolo conquistato è stato frutto di ore interminabili di allenamento, di cadute e risalite, di viaggi per seguire i grandi maestri, italiani e stranieri, pronti a trasmettermi una scintilla del loro sapere. Ho studiato le danze standard, le danze latino-americane, le danze caraibiche, ma ogni volta che pensavo di aver raggiunto un traguardo mi accorgevo che c’era ancora un nuovo mondo da esplorare.
La curiosità è stata il mio motore. Non volevo fermarmi a un diploma, volevo capire la danza in ogni sua sfumatura, fino a guadagnarmi il titolo di Maestro Federale FIDS e, in seguito, quello di giudice nazionale e internazionale WDSF. Ricordo bene quel giorno: non come una vetta, ma come l’apertura di un nuovo orizzonte. Perché il ballo non è mai una meta: è un percorso che si rinnova, che ti chiede costanza e che ti restituisce infinite possibilità.
Il 2001 e la nascita di una nuova identità
Il 2001 è stato l’anno della svolta: mi sono diplomata come maestra all’ANMB. Ricordo la sensazione di responsabilità che mi ha avvolta. Essere maestra non significava più pensare solo ai miei passi, ma a quelli di chi, con timore o con entusiasmo, avrebbe deciso di affidarsi a me. Da quel momento in poi, il mio impegno non è stato più soltanto personale: era diventato un patto con i miei allievi.
Essere un Maestro Federale significa questo: avere gli strumenti per accompagnare chiunque, dall’allievo principiante che sogna di muovere i primi passi senza paura, fino alle coppie agonistiche che inseguono la perfezione tecnica. Vuol dire conoscere il corpo umano, il suo linguaggio, i suoi limiti e le sue potenzialità, e saperlo trasmettere con chiarezza, con rispetto e con empatia.
I traguardi condivisi
In questi anni ho avuto il privilegio di vedere i miei allievi crescere, superare se stessi, arrivare ai podi regionali, nazionali e, in alcuni casi, brillare anche nelle competizioni internazionali. Ogni medaglia, ogni applauso, ogni sorriso a fine gara non è stato mai soltanto il loro risultato, ma il nostro. Perché dietro un trionfo c’è sempre un cammino condiviso, fatto di fiducia reciproca, di incoraggiamenti nei momenti difficili e di gioia nelle piccole conquiste quotidiane.
Il sogno che diventa comunità
Da questa lunga esperienza è nata Vividanza, l’Associazione Sportiva Dilettantistica di Carpi. Non l’ho mai immaginata come una semplice scuola di ballo, ma come un luogo dove la danza diventa linguaggio, incontro, scoperta. Vividanza è il posto dove le persone trovano il coraggio di esprimersi, dove il rigore della tecnica si unisce alla leggerezza della musica, e dove il corpo e l’anima imparano a muoversi insieme.
Vividanza è casa, è famiglia. Ogni volta che apro le porte della sala, sento che sto dando vita a un piccolo universo dove la danza non appartiene solo a me, ma a chiunque decida di viverla.
Donna, maestra, moglie e madre
C’è però un aspetto che considero fondamentale della mia identità: non sono solo una maestra di danza e una professionista del settore, ma anche moglie e madre. Questi ruoli arricchiscono ogni mia giornata e danno senso più profondo al mio impegno. La danza mi ha insegnato la disciplina, ma la famiglia mi ha insegnato la pazienza e l’amore incondizionato. Essere madre mi ha permesso di comprendere ancora meglio i ragazzi che si avvicinano a questo mondo, con i loro timori, i loro entusiasmi e i loro sogni. Essere moglie mi ricorda ogni giorno l’importanza del sostegno reciproco, della condivisione e del camminare insieme.
La mia vita, così, si muove su più piste: quella luminosa delle competizioni e quella quotidiana della famiglia. Ed è proprio da questo intreccio che nasce la mia forza.


